Imbroglioni o disinformati.

Il referendum non e’ un voto politico. E non vale il principio dell’esercizio del voto come dovere civico. Basterebbe che chi ha dubbi riflettese sul seguente interrogativo: perch…

Sorgente: Imbroglioni o disinformati.

In ognuno di noi c’è un’ombra

All’anima pura, senza cattivi pensieri, non ho mai creduto. In ognuno di noi c’è un’ombra. Il primo passo è prenderne coscienza. Anzi, forse la scelta più importante è quella che riguarda l’uso di quest’ombra. Si può far finta che non esista, per poi scoprire che si agita dentro di te, che qualcosa non va per il verso giusto. Ma puoi anche fare il contrario: ascoltare solo lei, e diventare uno stragista, un violento, un prevaricatore, un bastardo che gode nella sofferenza altrui. Oppure puoi cercare di metterla al servizio della satira, dell’ironia, dell’umorismo venato di sottile crudeltà. E allora quella parte malvagia, che è in ognuno di noi, potrà sfogarsi liberamente, almeno verbalmente. Diranno che sei stronzo. Invece sei solo uno che ha trovato il modo di canalizzarla, quella ferocia. E magari, proprio per questo, quando uscirai dalla bolla in cui quell’ombra è libera di manifestarsi attraverso le parole e affronterai la realtà, sarai persino una brava persona.

[Idee per Scrittori]

Sai cos’è un amico?

Sai cos’è un amico? Uno che non ti vede come un rosario su cui sgranare le proprie pene, ma come qualcosa di complicato e doloroso che cammina insieme a te, qualcosa che non capisci mai fino in fondo e che ti invade. Mentre tu parli io mi alzo da quella sedia e vado a vedere il mondo. Mentre io parlo tu ti siedi e scopri che sei muto e senza fiato, con la testa inchiodata e le mani incapaci di parare i colpi. Poi la vita ci darà strade diverse. Tu prenderai tutta la gioia che puoi, io mi accontenterò di sognare a una finestra, tu soffrirai per piccoli grandi dolori, io ti invidierò per questo. Il luogo ove si incontrano la nostra amicizia e la nostra invidia è un luogo raro.

[Achille Piè Veloce – Stefano Benni]

È difficile

È difficile stare con me. È difficilissimo. Quando le persone mi dicono che sono complicata, esigente, diversa, hanno ragione. È così. Ma a me non interessa minimamente. È difficile stare con me, è difficile e va bene. Perché invece di rapporti piatti e inutili, io sono per il conflitto, sono per quelle litigate che ti finiscono la voce, sono per mandarti al diavolo anche cento volte e in modi diversi. Non mi sento più in dovere di scusarmi, non mi interessa più piacere per forza a chiunque. Non sono capace di dirti sempre ‘va tutto bene’. E se voglio piangere lo faccio, e se voglio mettermi a gridarti in faccia non ci penso due volte. Quindi sì, stare con me è difficile, difficilissimo. E io non ho più intenzione di fare alcunché per facilitare nulla a nessuno!

Non riesco a risalire alla fonte, sorry.

Il calabrone “cotto” dalle api

fonte: Italia Unita per la Scienza

Nel video linkato accade qualcosa di incredibile: delle api riescono a circondare un calabrone e a “cuocerlo”.
Le api in questione sono delle Apis cerana japonica, una specie endemica del Giappone; il predatore (cioè il calabrone) è un esemplare di Vespa mandarinia japonica, uno dei predatori più voraci ed efficienti nel mondo animale: bastano, infatti, 40 calabroni per distruggere interi alveari composto da 40000 api. Per questo le api hanno sviluppato un singolare metodo di difesa. Facendo vibrare ad alta frequenza i propri addomi, le api riescono a generare temperature di ben 48°C, andando ben oltre la temperatura di sopportazione del calabrone.
Nonostante questo comportamento possa sembrare totalmente estraneo dalla normalità, in realtà, le api operaie ricorrono spesso a questi metodi per regolare la temperatura dell’alveare; infatti, durante i periodi caldi, le api cooperano tra di loro, sbattendo le ali all’unisono, riuscendo, quindi,a mantenere temperature inferiori anche di svariati gradi rispetto all’esterno. Durante l’inverno, invece, le api, fanno vibrare i propri corpi per poter riscaldare l’alveare con differenze di temperatura anche di 13°C.
Altri tipi di api, ad esempio, quando percepiscono un eventuale predatore nelle vicinanze, iniziano a muovere le ali creando un effetto onda sull’intero alveare; questo tipo di sistema potrebbe essere correlato allo stesso sistema utilizzato dagli stormi di storni, cioè “l’effetto diluizione”. Questo sistema di difesa è molto comune tra i gruppi animali che vivono in collettività,poichè effettivamente sfrutta la prerogativa della numerosità, infatti, gli individui fanno in modo di attirare l’attenzione su di se, tutti nello stesso momento, creando un totale disorientamento nel predatore, che quindi nella maggior parte delle volte, manda a vuoto il proprio attacco.
[SP]

Se il dolore è soggettivo ed il parto è un evento personale, perché devono scegliere altri come partorire?

A dimostrazione che tantissime persone ragionano per ideologia, ricordo quando scrissi di “epidurale” (ovvero la tecnica che permette di ridurre i dolori del travaglio e del parto) sul Fatto Quotidiano. Chi si sognerebbe di negare un antidolorifico per una colica renale? E chi definirebbe una cefalea, dolore “naturale” che fortifica e rende veri uomini?
Eppure, chissà perché (o forse si sa), in Italia (ma non solo) c’è un’enorme diffidenza sulla “partoanalgesia”. Si tratta di una tecnica medica che usa anestetici per ridurre fino a fare scomparire i dolori del parto, che sono davvero forti. È efficace, con scarsi e rari effetti collaterali e che soddisfa tante partorienti.
Com’è possibile che si debba negare o essere “contro” una possibilità per sopportare meglio il dolore?
Naturalmente, non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo, si tratta di una scelta, di un’opportunità, chi la vuole (e può farla) la sceglie, chi non la vuole (o non la può fare) non la fa, punto. Si parla tanto di libertà e si vuole impedire una scelta personale?
La cosa che mi colpì maggiormente ai tempi dell’articolo (scritto nel 2012) è che gli attacchi e le critiche più feroci arrivarono da donne e da ostetriche.
Fossero arrivate da uomini avrei pensato al fatto che è facile fare i coraggiosi con i dolori degli altri ma così non è stato ed anche gli argomenti e le motivazioni delle critiche mostravano un dato evidente: ideologia.
Se il dolore è soggettivo ed il parto è un evento personale, perché devono scegliere altri come partorire?
Allora mi/vi preparo ad una nuova ondata di critiche (da chi arriveranno questa volta?), è quasi pronto il mio articolo dedicato al “parto in casa” (grazie ad alcune segnalazioni di lettrici), altro argomento sul quale si vuole fare prevalere l’ideologia (e qualche interesse personale) suill’evidenza scientifica ed il buon senso, nel frattempo se qualcuna vuole raccontare la sua esperienza al momento di diventare mamma è benvenuta.

MedBunker

Non consentire a questo Paese martoriato di sprofondare nell’Inquisizione e nel baratro dell’ignoranza più nera.

Post che condivido pienamente. Il link alla fonte è in fondo.

Quando ero adolescente, un poco animalaro (tutti gli adolescenti sono un poco animalari, poi si cresce) e non competente in materia, mi capitava, come oggi, di leggere con piacere di avanzamenti della ricerca grazie al modello animale. La mia reazione era sempre caratterizzata da un misto di contentezza e speranza. Mi sembrava ovvio, nonostante quel “grazie al modello murino…” pensare che fosse necessario che l’uomo si servisse di altri organismi viventi per comprendere molte cose e credevo che così fosse per tutti.
Beh: mai mi sarei aspettato che, un giorno, frotte di maschietti e femminucce, posata la scopa e scesi dalle sedie, inneggiassero ai diritti dei ratti, sbraitando ai 4 venti come schizofrenici scompensati. Noia? Bisogno di sentirsi qualcuno Benessere? Troppi pochi giri in un reparto di ospedale? Sinceramente: non lo so; sicuramente, nel caso di chi manovra questa massa di ignoranti: furbizia ed opportunismo!!
Leggere della denuncia ricevuta da un Neurofisiologo come Caminiti, con una lista di studi e collaborazioni da fare invidia ai 10 piani del Rotolo Regina, da parte del PAE (Partito Animalari Ebeti) é una cosa che mette di cattivo umore. Gente che non sa neanche cosa sia un nocicettore denuncia un’istituzione come lui sulla base di un servizio di Edoardo Stoppa. Ragazzi: qui si sta parlando di gente con i controcazzi, di studi complessi e ricercati sulla plasticità cerebrale, sulla conoscenza di ciò che di più prezioso abbiamo (non gli animalari), di sviluppo di arti bionici, di possibilità per un’infinità di gente con traumi spinali e/o patologie degenerative fino ad oggi e, probabilmente, per ancora molto tempo, senza guarigione.
Ed é per questo che ve lo chiedo: qui si continuerà a scherzare, soprattutto, ma destate più attenzione a questo aspetto e, tra un meme di Steve Jobs ed una presa per il culo al Riccardone di turno, degnate di considerazione anche i post un poco più specifici; la vostra lucidità é fondamentale, perché siete voi la speranza per non consentire a questo Paese martoriato di sprofondare nell’Inquisizione e nel baratro dell’ignoranza più nera.
Ora vado a farmi un eco addome-superiore, che ho un senso di pesantezza in ipocondrio dx e temo sia il fegato e non per l’hamburger dell’altra sera!!

Marsellus W.

Pezzi di me trovati in rete #4

Sinceramente, ho smesso di sperare che le situazioni vadano nel modo in cui avrei voluto. Adesso, piuttosto, sto cercando di accettare il fatto che le situazioni vanno come e dove devono andare, anche a fanculo se necessario!

Copiata dalla bacheca Facebook di un mio contatto, ma sicuramente Google avrà decine di fonti alternative.

Pezzi di me trovati in rete #3

E alla fine mi va bene essere delusa dalle persone, è qualcosa che metto in conto oramai. Soprattutto con quelle persone che considero amiche. Non sono mai stata brava a scegliermi gli amici, e sicuramente non sono stata neanche fortunata – ma questa è un’altra storia che non mi va di raccontare affatto. Preferisco le storie in cui è colpa mia. Sono storie diverse ma che poi sono sempre la stessa e suonano circa all’unisono alla stessa maniera. Comincia sempre con una certa diffidenza da parte mia che non mi appartiene e che difatti si disintegra in un momento, basta un poco d’accortezza. Ho la brutta abitudine di fidarmi delle persone. Parlo, racconto, confido, condivido, offro. Non c’è mica particolare generosità in questo, non mi sento santa per niente. Lo faccio perché mi piace crederci, immagino. È comunque qualcosa di ego-riferito, perché sono molto egocentrica e su questo non v’è dubbio.
Io nei rapporti voglio stare in centro e a lato, contemporaneamente. Certe volte riesco a farlo benissimo perché è una vita che mi alleno per ingannarmi, con tutte quelle frottole solite: sarà diverso, sarà migliore, o passerà. (Questa poi è una grande bugia, perché non passa niente e cambia soltanto, e in meglio solo se hai fortuna: ma l’ho già detto, vero?, che non sono una persona molto fortunata io). Per questo stare al centro e al muro, non mi vivo bene niente. Mi tiro da sola tra dove sono e dove vorrei essere, chi sono e chi vorrei. E questo crea molta confusione dentro quindi vivo in maniera bulimica e confusa, alle volte sottomessa, però ho imparato a registrare. Registro tutto. È perché sono una persona rancorosa, ci sono nata col dono della memoria dell’offesa. Pensavo di dovermene liberare perché mi sarebbe stato inutile ricordare tutto il brutto, perché dicono sia più giusto – oltre che più bello – saper lasciare andare, e tralasciare. Ed è vero, perché la memoria esatta mi brucia quando sento racconti falsati nell’approssimativo tentativo di convincersi di essere migliori di quel che si è. Sono le bugie che non mi piacciono queste, che esistono per permettere a chi è inciampato di sollevarsi senza affanno, a spese degli altri, senza cuore.

Magari prima o poi imparerò a lasciar andare e non augurare il male a certa gente, perché delle stesse storie ci sono sempre almeno due versioni e io non posso certo pensarmi capace di avere in bocca verità assolute.

via The Good Grrrl

Gotta be somebody

Stavolta mi chiedo come ci si sente
a trovare la persona giusta in questa vita
quella che tutti sogniamo
ma i sogni non sono abbastanza
quindi, aspetterò qualcosa di reale
lo saprò dalla sensazione
il momento in cui ci incontreremo
si svolgerà come una scena uscita dal cinema
quindi tratterrò il respiro
fino alla fine
fino a quel momento in cui
troverò la persona con cui passerò
il resto del mio tempo

perché nessuno vuole essere l’’ultimo rimasto
perché tutti vogliono sentire
che di loro a qualcuno importa
qualcuno da amare con la mia vita nelle sue mani
dev’’esserci qualcuno così per me
perché nessuno vuole andare avanti per conto suo
e tutti vogliono sapere che non sono soli
qualcun altro che sente
le stesse cose, da qualche parte
dev’esserci qualcuno per me, là fuori

stasera, per strada, sotto la luce della luna
e, maledizione, sembra troppo giusto
è proprio come un déjà vu
io sono qui con te
quindi tratterrò il fiato
potrebbe essere la fine?
sarà quello il momento in cui
troverò la persona con cui passerò
il resto del mio tempo?

perché nessuno vuole essere l’’ultimo rimasto
perché tutti vogliono sentire
che di loro a qualcuno importa
qualcuno da amare con la mia vita nelle sue mani
dev’’esserci qualcuno così per me
perché nessuno vuole andare avanti per conto suo
e tutti vogliono sapere che non sono soli
c’è qualcun altro che sente
le stesse cose, da qualche parte?
dev’esserci qualcuno per me, là fuori

non puoi arrenderti!
cercando il diamante grezzo
perchè non saprai mai quando si mostrerà
sii sicura che stai tenendo duro
perchè potrebbe essere quello giusto,
quello che tu stai aspettando

perché nessuno vuole essere l’’ultimo rimasto
perché tutti vogliono sentire
che di loro a qualcuno importa
qualcuno da amare con la mia vita nelle sue mani
dev’’esserci qualcuno così per me
nessuno vuole andare avanti per conto suo
e tutti vogliono sapere che non sono soli
c’è qualcun altro che sente
le stesse cose, da qualche parte?
dev’’esserci qualcuno per me, là fuori

nessuno vuole essere l’’ultimo rimasto
perché tutti vogliono sentire
che di loro a qualcuno importa
c’è qualcun altro che sente
le stesse cose, da qualche parte?
dev’’esserci qualcuno per me, là fuori